Il modello teorico: le radici dell’approccio sistemico – relazionale
La psicologia relazionale affonda le sue radici nella cultura americana degli anni ’50 caratterizzata dal recupero di un approccio olistico ai problemi che integrasse più discipline, quali ad esempio l’antropologia e la sociologia, che potessero offrire un contributo in più alla comprensione dei contesti socio-culturali in cui l’individuo vive ed in particolare allo studio delle influenze che le relazioni e le organizzazioni familiari sembravano avere nello sviluppo della personalità.
Dai fattori intrapsichici si sposta quindi l’attenzione ai fenomeni interpersonali ed ai contesti in cui essi hanno luogo.
L’impalcatura teorica che fa da fondamento a questa nuova visione della realtà è la teoria dei sistemi di Beatson; la prospettiva sistemica adotta un ampio punto di vista: essa guarda al mondo in funzione dell‘interdipendenza e dell’interrelazione di tutti i fenomeni.
In questo senso l’interazione umana si “organizza” secondo i criteri e le modalità di un “sistema”; sarà la scuola di Palo Alto ( Watzlawick, Jackson, Haley) a continuare in questa direzione di pensiero.
Contemporaneamente alla prospettiva sistemica delle relazioni familiari, altri teorici relazionali (Boszormeny-Nagy, Framo, Bowen, Minuchin, Cigoli) cercano di recuperare anche l’attenzione a quei fattori soggettivi e storici della famiglia valorizzando lo sviluppo individuale al suo interno.
Negli ultimi venticinque anni sono stati valorizzati anche altri aspetti: la ricostruzione delle storie transgenerazionali e quindi il recupero del passato; l’importanza del ciclo vitale; il rilievo delle soggettività individuali; una concezione del colloqui relazionale ispirata al dialogo ed alla co-costruzione con il cliente.
L’approccio sistemico relazionale ha costruito di fatto la propria metodologia clinica basandosi sul concetto che il disagio psichico può essere letto attraverso l’osservazione delle relazioni umane, relazioni peculiari e specifiche per lo sviluppo di ogni individuo e cioè quelle che vengono a costituirsi nell’ambito della famiglia. Questo approccio considera quindi la realtà complessa delle relazioni umane e ne studia l'influenza sull' individuo, sulla sua visione del mondo e sui suoi comportamenti. Non è pensabile pertanto che il cambiamento possa essere solo un fattore soggettivo disconnesso dalla rete di relazioni in cui la persona è inserita, ma va visto come qualcosa di dipendente da una molteplicità di fattori interattivi, quali ad esempio lo scopo intrinseco del sistema-famiglia, le funzioni dei singoli componenti in relazione allo scopo stesso del sistema, le diverse interazioni del sistema con altri sistemi adiacenti, in una complessità crescente e molto articolata.
La visione dell’uomo e della patologia
Secondo l'approccio sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.
I concetti di base derivano dalle teorie raccontate sommariamente nel precedente paragrafo.
La famiglia è letta come un sistema che si organizza o disorganizza in momenti nodali della vita; ogni individuo e ogni famiglia di fronte a questi eventi ha compiti da eseguire nei quali può riuscire oppure no dando luogo ad un blocco, ad una disfunzionalità del sistema, ad un sintomo.
I sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono quindi una funzione ed un significato precisi all'interno del sistema relazionale in cui emergono.
La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su quattro livelli principali di osservazione:
- la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
- l'organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia;
- la funzione del sintomo del singolo individuo nell'equilibrio della famiglia;
- la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo.
L’individuo anche nella terapia individuale porta con sé tutte le relazioni significative che animano la propria vita nel presente, nel passato e nell’ipotetico futuro.