Il ‘Danno psichico’ in Giurisprudenza è inteso quale danno biologico di natura psichica, ossia una compromissione della salute, consistente in un’alterazione delle funzioni psichiche.
Il danno psichico è quindi una componente del ‘danno biologico’ (= lesione dell’integrità fisica o psichica dell’individuo, che provoca conseguenze negative sulla vita concreta del danneggiato).
Quando le conseguenze negative di un evento sono causate, non da una lesione del corpo, ma da una alterazione delle facoltà mentali, si parla di danno psichico.
Il danno psichico richiede la presenza di tutti i presupposti del danno biologico, cioè:
- una lesione, cioè un’alterazione patologica del precedente equilibrio psichico del danneggiato;
- una menomazione o una malattia psichica in senso medico-legale, causata dalla lesione;
- un peggioramento della qualità della vita, causata dalla menomazione.
La lesione dell’equilibrio psichico del danneggiato però non deve essere necessariamente prodotta da una lesione organica. La lesione può anche derivare da uno shock, dall’aver subito o aver assistito ad un evento traumatico, dall’essere stato vittima di un’ingiuria, ecc.
Il compito dello psicologo è quello di valutare l’esistenza di un eventuale danno e soprattutto quella di stabilire un nesso causale fra l’evento traumatico e il danno riportato.